mercoledì 22 maggio 2019

IL MONOLOGO TEATRALE

Il monologo teatrale è una delle basi del teatro e della recitazione. Il sogno di ogni attore e attrice di teatro è quello di poter recitare con successo di fronte ad un pubblico numeroso, magari attraverso diverse modalità: oltre alle scene di dialogo, in cui due o più attori parlano e si confrontano, vi sono anche i cosiddetti “monologhi”, in cui l’attore stesso si ritrova da solo sul palco a parlare, senza rivolgersi ad un destinatario preciso.
Il monologo viene definito un vero e proprio trucco o convenzione teatrale da parte di chi lo scrive, come il drammaturgo, e di chi lo interpreta, per poter tenere alta l’attenzione del pubblico e rendere partecipe lo spettatore.
Da non confondere con il soliloquio, ossia quando l’attore pensa a voce alta, rivolto a un pubblico che potrebbe non essere presente fisicamente davanti all'attore stesso. Un esempio è “Essere o non essere” nell'Amleto di Shakespeare.
Dunque, il monologo teatrale ha la funzione principale di intrattenere il pubblico raccontando un evento, una riflessione, un flusso di pensieri, non necessariamente monotematici, indirettamente riferiti a qualcuno, presente o non presente sulla scena.

Particolarità e difficoltà di interpretazione

L’interpretazione di un monologo teatrale prevede diverse attitudini e caratteristiche: l’attore o l’attrice che vorranno interpretarlo, dovranno essere prima di ogni cosa disposti a studiare a fondo tutte le intenzioni, cogliere ogni sfumatura, e soprattutto analizzare il “sottotesto” per potersi immedesimare nel miglior modo possibile. Studiare un monologo di teatro significa analizzarlo, dividerlo in parti, analizzare la storia del personaggio che lo interpreta e infine portare l’esperienza dell’attore a unirsi con quella del personaggio stesso, per renderlo credibile e naturale.
Interpretare un monologo teatrale non è più difficile rispetto all'interpretazione di un dialogo, anche se dipende dalla complessità, dalla lunghezza e dalla condizione in scena adottata dal monologo stesso.


Lo switch nel monologo teatrale

Il drammaturgo, durante la costruzione di un buon monologo teatrale, dovrà cercare di renderlo più chiaro, comprensibile, fluido e ricco di elementi per poter aiutare l’attore che lo interpreterà e favorire un ottimo lavoro collaborativo tra due menti artistiche, con funzioni diverse. Uno degli elementi più interessanti e originali è sicuramente il “cambio” o “switch” della narrazione, poiché l’attore in quel momento dovrà, attraverso la sua creatività e la sua esperienza, garantire una variazione per attirare maggiormente l’attenzione del pubblico. Cambia il tono, muta il pathos, si passa dal riso al pianto, dalla gioia alla malinconia. Così facendo l'attore riesce a interpretare meglio il monologo teatrale e coinvolgere il pubblico, mantenendo alta l'attenzione.

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